Acque/Chiuse sul Savena e sulla Zenetta
Nella toponomastica e nell’organizzazione del territorio sono ancora presenti tracce significative delle acque che attraversano da secoli la pianura e del loro rapporto con la popolazione a partire dall’epoca romana.
Ripercorrere la storia delle acque che attraversano il territorio granarolese significa raccontare i passaggi più significativi della sua comunità. Le vicende economiche e sociali che si sono susseguite, dall’epoca romana in avanti, muovono proprio dal rapporto della popolazione con le acque che attraversano la pianura, e di questo restano ancora oggi profonde tracce nella toponomastica e nell’organizzazione del territorio.
In particolare, su Granarolo dell’Emilia risulta imponente la presenza di corsi d’acqua, a partire dai confini. A Nord il torrente Savena segna un importante confine naturale, mentre a Sud-Est insiste lo scolo di Marano. Nell’area compresa tra i due tracciati scorrono scoli e fosse. Quarto è attraversata dalla Zenetta, che si unisce al canale della Dozza, fino a formare lo scolo Zena, tra Cadriano e Viadagola, dove confluiscono tutti i corsi da Sud: lo scolo di Viadagola, la fossa di Granarolo (in cui si riversa lo scolo Biscia, a Nord del Marchesino), lo scolo Trapanino (vicino al quale sorgeva l’unico mulino locale: il Molino di Granarolo), e quello di Marano.
Questo è il motivo per cui il territorio è soggetto ad allagamenti, tanto che nell’Ottocento vengono ridisegnate le strade, al fine di allontanarle dai corsi d’acqua, che restano, comunque, essenziali ancora per lungo tempo, perché permettono il movimento di persone e idee. Senza tralasciare la peculiarità di quei bacini di acqua stagnante, meglio conosciuti con il nome di ‘maceri’ la cui denominazione richiama la loro funzione principale.
Posizione e contatti
Nome | Descrizione |
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Indirizzo | Via Golena di Savena, Cadriano - Granarolo |
Modalità di accesso | Sito accessibile all'esterno senza barriere |